Aiuto, non ce la faccio a stare da solo! L’ansia da separazione.
Ci sono cani che non riescono a stare da soli, quando lasciati a casa senza proprietari incominciano a guaire, abbaiare, agitarsi, sporcare e distruggere oggetti. Cosa provoca questo disagio? Proviamo a dare delle risposte.
La prima volta che ho provato a pedalare su una bicicletta, una vera bicicletta, con solo due ruote e senza i ruotini di supporto, ero un po’ preoccupato. Come farò a non cader su un oggetto così instabile e pericoloso, mi dicevo. C’era però mio padre affianco a me, un uomo che soprattutto a quella età vedevo forte ed in cui riponevo fiducia.
Dopo le prime pedalate scoordinate ma sorrette dalle sue sapienti mani, la bicicletta aveva incominciato a muoversi ed a rimanere miracolosamente dritta. L’aria mi accarezzava il viso e agitava i miei capelli allora folti e disordinati (adesso sono solo un ricordo); certo, poi c’era da fermarsi e rischiare la caduta, ma l’emozione della corsa rimaneva vivida nella mia mente. Cosa c’entra tutto questo con l’ansia da separazione?
Le due cose hanno dei punti in comune: la figura del referente e la capacità di sentirsi supportati ma di riuscire anche a staccarsi.
Non so se avete mai visto una madre, cane o gatto, che cerca, recupera e tiene vicino a se un cucciolo, oppure un gattino che miagola disperatamente cercando la madre che si è allontanata per mangiare o per cacciare. Ecco, questo è l’effetto dell’attaccamento.
Il legame che si crea tra madre e figlio è un elemento indispensabile per la sopravvivenza, solo animali rapidamente pronti a sopravvivere autonomamente appena nati, come i rettili, ne fanno a meno. E’ una strategia evolutiva. La capacità di creare forti legami con conspecifici e altri individui appartenenti a specie diverse (per esempio l’uomo ed il cane) è alla base delle strutture sociali come la famiglia ed il branco, ed è la forza che ci spinge a cercare l’amicizia, a vivere insieme ad altri e a condividere le risorse. Certo, come può capitare, a volte qualcosa va storto: una madre poco sensibile, alle prime armi, può non essere così sollecita, così come un cucciolo timoroso potrebbe avere la tendenza a non staccarsi facilmente dal genitore.
Man mano che si cresce aumenta la necessità di indipendenza, ma i cani e gatti con problemi di attaccamento creeranno un legame con il proprio referente, ossia il proprietario, potenzialmente patologico. L’allontanamento del referente provoca paura, non raramente panico e le situazione che predicono il suo probabile allontanamento evocano ansia, la famosa ansia da separazione
Vi sarà sicuramente capitato di vedere su vari social le foto di cani con aria colpevole o smarrita mentre alle loro spalle si notano stanze distrutte, divani sventrati e giornali strappati dispersi per il pavimento della stanza, il tutto contornato da frasi spiritose. A volte questo è frutto di un carattere molto giocoso, oppure uno svago per un cane annoiato, ma può anche essere il normale risultato di aver lasciato da solo un cane che presenta ansia da separazione. In questo caso la cosa non è divertente, soprattutto per il cane.
Egli, infatti presenta un forte attaccamento al suo referente, ed il suo allontanamento provoca un importante disagio. E’ come se dicesse a se stesso che non è in grado di gestire le cose da solo e che si sente perso. In questi frangenti incomincia ad abbaiare ed ululare per richiamare il proprietario, guaisce per esternare il suo disagio, può sporcare in preda alla paura di essere rimasto da solo e, alcune volte, in preda all’attacco di panico, distrugge oggetti e mobili della casa. Col tempo il cane che soffre di ansia da separazione riconosce i segnali che precedono l’uscita di casa del referente, ed esibisce altri segni dovuti all’ansia.
Vedere il proprietario che si mette le scarpe, indossa il soprabito, recupera il mazzo di chiavi, abbassa le tapparelle gli comunica immediatamente che sta per essere lasciato solo, e che quindi avrà paura. Incomincia perciò a sbuffare, a muoversi irrequieto seguendo passo passo il suo proprietario, ansimando e guardandolo con occhio preoccupato. La presenza di altri cani o animali che vivacizzano l’ambiente spesso non sortisce effetto, perché l’attaccamento è rivolto ad un singolo referente, ed in taluni casi è così forte che il cane lo segue in qualunque situazione (si fa fatica ad andare in bagno da soli!). Che ansia l’ansia da separazione!
Intervenire efficacemente su situazioni di ansia da separazione non è facile, poiché si tratta di riuscire a cambiare un modo di “pensare” profondamente compenetrato nel cervello. Possiamo da un lato provare a togliere i segnali di allarme che confermano al nostro amico che si sta uscendo di casa senza lui, e dall’altro lato provare a infondere più sicurezza nelle sue capacità, cercare di rendere più solida la sua “autostima”, per usare termini psicologici per umani. Possiamo perciò provare ad attuare i soliti rituali di uscita, cioè tutte le azioni in sequenza che compiamo prima di uscire di casa, ma senza effettivamente farlo. Questo fa sì che i rituali non siano più ricollegabili all’azione negativa, con risultato che il cane non si allerti e non compaia l’ansia da separazione.
Anche i saluti prima di uscire devono essere aboliti, perché sussurrare al cane con aria colpevole ”torno subito” è tradotto da lui come “ti lascio solo”. Enfatizzare i saluti sia uscendo, ma anche tornando a casa, provoca una manifestazione di eccitazione spesso eccessiva. L’eccesso emozionale può dare a noi umani grandi soddisfazioni, perché lo interpretiamo come misura dell’amore che il cane nutre per noi, ma presenta come contraltare una incapacità di gestire le emozioni.
Se sono “troppo” contento di vederti tornare, sarò “troppo” infelice quando te ne vai. Più difficile è aiutare il cane a trovare l’equilibrio emozionale: la nostra funzione di referente è essenziale e deve essere esercitata con armonica costanza. Devo gratificare il cane quando con piccoli esercizi riesco a dare degli ambiti di autonomia, fosse anche rimanere tranquillo in un’altra stanza rispetto a quella in cui stiamo noi, oppure ricompensarlo nel compiere nuovi esercizi di complessità crescente, facendo così brillare la sua autostima.
Nei casi più importanti e difficili bisogna rivolgersi a professionisti, soprattutto se diventa necessario somministrare dei farmaci per gestire le manifestazioni più dannose dell’ansia da separazione, che possono essere dispensati solo da veterinari. I problemi di attaccamento non si esauriscono con l’ansia da separazione, ma possono essere causa di altri disturbi comportamentali, meno frequenti ma altrettanto complicati da gestire.
E mi raccomando, non sgridate mai i vostri cani quando tornate a casa: abbaiando o distruggendo non vi sta facendo dispetti, cercano solo di alleviare la sua ansia!