VIVERE CON UN GATTO
CAPIRE IL GATTO PER CAPIRE LE SUE NECESSITÀ.
La comunicazione tra specie diverse presenta spesso delle difficoltà perché al di la di atteggiamenti macroscopici (è difficile fraintendere un felino o un canide che soffia o ringhia, abbassa le orecchie ed espone i canini) i modelli di comunicazione che derivano da come specificatamente viene percepita la realtà circostante, sono diversi. Capire il gatto e pensare come un gatto parte quindi da come vede il mondo e dalle necessità tipiche della sua specie.
CAPIRE UN GATTO
Capire un gatto è una impresa difficile, al limite del disperato. Il suo muoversi sinuoso, elegante, il suo muso che ti osserva con sufficienza, a volte anche arroganza, il suo comportamento così felino, da piccola tigre, ci avvince. Ci dorme sulle ginocchia, si struscia sulle nostre gambe, ma quando ci guarda negli occhi capiamo che il suo mondo è magicamente diverso e lontano.
Avvicinarsi a questa vita così aliena è una impresa, ma queste pagine cercheranno di colmare, almeno in parte, questa distanza nella speranza che capirsi un po’ di più crei un legame più forte tra noi ed il nostro gatto, senza interrompere la magia. Capire un gatto vuol dire provare a vedere e vivere il mondo come lo fa lui, ma la cosa è , se vogliamo essere ottimisti, difficile.
Per prima cosa il gatto ci da sempre prova che la vita selvatica è per lui una dimensione possibile: può vivere in casa, dormire voluttuosamente su un cuscino, protestare per la ciotola vuota, ma appena trova modo abbandona la sicurezza della civile vita umana e va a cercare il suo lato selvaggio, fosse anche solo in una cantina sbadatamente lasciata aperta o su un terrazzo assolato. Il gatto ci sembra dire sempre che lui se la cava anche senza di noi e che se torna a casa, lo fa per scelta, per opportunità, quasi per farci un favore e non perché si sente obbligato. Quando un gatto sceglie un umano, non stipula un patto di assoluta fedeltà come fa un cane, ma ti dice che ogni giorno ti sceglie.
VIVERE CON UN GATTO
Perché un gatto preferisce giocare con una pallina di stagnola al posto dei bellissimi giocattoli che compro? Perché una scatola è preferibile alle bellissime cucce che compro? Perché sembra gradire un cibo e dopo due giorni lo guarda schifato? Perché a volte si ferma e mi guarda fisso e non riesco a capire cosa vuole?
Sono queste le domande che mi sento spesso porre e che effettivamente hanno risposte che parzialmente soddisfano, ma che più spesso aumentano il senso di disagio e di alienità che si ha nei confronti di un gatto. Per provare a dare una risposta a queste domande per capire il gatto, dobbiamo provare a porci al suo livello, immaginare coi suoi specifici sensi cosa prova quando vede qualcosa di piccolo muoversi, cosa percepisce quando trova una scatola e prova a dormirci (il contatto con il cartone quando si acciambella, l’idea di poter osservare senza essere visto e ipotizzare un agguato, l’oggetto nuovo da possedere e sperimentare), che sensazione sperimenta quando sente il rumore di un materiale che non conosce, che stimolo cognitivo origina quando si fissa e sa che il suo umano incomincerà ad agitarsi per procurargli stimoli nuovi siano essi vocali, ludici o alimentari che cambieranno la sua routine. Cercare di mettersi nell'ottica del gatto è il modo che ci permette di intravedere qualcosa sulla sua vita e sulle sue motivazioni; solo così potremmo cercare di capire il gatto!
IL MONDO E LE SENSAZIONI DEL GATTO
I sensi del gatto gli permettono di sperimentare la realtà in maniera molto diversa dalla nostra e conoscerli ci permette di capire il gatto: gli odori, molti dei quali non percepibili da noi umani, sono parte fondamentale per i felini e condizionano il loro comportamento in maniera determinante. Non hanno una acutezza visiva particolarmente sviluppata, oltre i 70 cm di distanza gli oggetti diventano sfuocati, ma grazie alla loro retina che presenta uno strato riflettente chiamato tappeto lucido, sono in grado di vedere anche in condizioni di luce estremamente scarsa (anche se questo va a discapito dei colori che può distinguere).
Questo è il motivo per cui è un cacciatore delle ore crepuscolari e dell’alba, ed è per questo che in quelle ore è attivo e vivace, mentre noi cerchiamo di dormire. In più possiedono le vibrisse, che in condizioni di assoluto buio danna al felino la possibilità di percepire lo spazio prossimo a loro. Anche l’udito è molto migliore del nostro e percepiscono frequenze a noi sconosciute. I gatti vivono di odori, presentate loro un oggetto e più che vederlo cercheranno di annusarlo, capire che odori possiede per poterlo identificare e giudicare. I gatti inoltre hanno un organo in fondo al cavo orale che si chiama vomero-nasale, il quale permette di percepire i feromoni, sostanze emesse dagli altri gatti e che forniscono alcune informazioni emotive importanti come paura, tranquillità, eccitazione sessuale, serenità.
Quindi ci chiediamo: quando un gatto incomincia a fissare il vuoto, cosa vede, cosa sente, che odori percepisce, come è fatto il mondo che lo circonda? Farsi queste domande ci aiuta a capire il gatto!
IL GATTO E LA SOCIALITÀ: UNA REALTÀ IN EVOLUZIONE?
Capire il gatto vuol dire capire la socialità del gatto. Il concetto di socialità del gatto è soggetto a dibattiti e revisioni. Un gatto lasciato libero di scegliere caccia da solo, esplora il territorio da solo, cerca i suoi consimili solo per i bisogni riproduttivi, talvolta stabilisce rapporti più intimi con un numero limitato di altri individui ma raramente lo vedrete giocare in libertà su un prato con un altro gatto. Se il contesto lo porta a condividere uno stesso territorio con altri consimili, come nelle colonie, forma una società di tipo matriarcale, in cui le femmine imparentate tendono ad aiutarsi nella gestione dei cuccioli, mentre i maschi vivono ai bordi con occasionali contatti con le femmine quando queste sono in calore, e rari rapporti, spesso conflittuali, con gli altri maschi.
Paradossalmente il gatto è più sociale con l’uomo che con altri membri della sua specie. Quando si ritrova a vivere in appartamento con altri gatti possono realizzarsi situazioni molto diverse, possono amarsi, possono sopportarsi e frequentarsi solo in momenti specifici della attività quotidiana oppure detestarsi senza possibilità di pace e tutta una variegata possibilità di situazioni che viaggiano tra queste tipologie di rapporto. La cosa ci lascia quantomeno sgomenti. È probabile però che la socialità del gatto sia in evoluzione, la pressione selettiva dei gatti di allevamento potrebbe spingere a mantenere e valorizzare i caratteri di socievolezza e quindi a dare progenie di felini meglio predisposti alla convivenza.